Qualche mese fa ho incontrato alcune case editrici delle mie parti che volevano idee e spunti per migliorare o far partire le loro newsletter. Nella manciata di ore passate insieme ho cercato di spiegare il senso e i vantaggi di una newsletter, senza dubbio un lavoro in più, soprattutto per chi lavora a ranghi ridotti, ma capace di dare grandi soffisfazioni (e quando parlo di soddisfazioni non intendo “guarda che bella newsletter che abbiamo scritto”).
Il punto a favore di queste case editrici specializzate in settori diversi è proprio la loro produzione settoriale che si traduce in lettori appassionati e disponibili all’acquisto, non solo dei nuovi titoli ma anche di pubblicazioni più anziane che potrebbero non aver mai scoperto: succede, anche chi ti ama molto non può tenerti sempre al centro dei suoi pensieri e andare ogni tanto a bussare alla porta dicendo ehi, ho qui dei libri che forse possono piacerti non è un’invasione di campo ma un’azione sensata. Non mi addentro nei meandri di GDPR e dintorni, do per scontato che tutti vogliamo fare bene e scrivere solo a chi ci ha dato il permesso di farlo.
Incontrare persone che vorrebbero far partire una newsletter ti mette sempre a confronto con dubbi e domande legittimi e che non ti saresti mai posto: la più interessante, dal mio osservatorio di professionista che ama le newsletter e ci lavora ogni giorno, è stata la paura che scrivere con uno strumento professionale potesse essere vissuto male da parte dei detinatari e ho scoperto che, a volte, è una delle ragioni per cui alcuni scelgono di scrivere email dai loro indirizzi personali. In realtà, credo che non ci sia footer di Mailchimp o template grafico che tenga: le parole vincono sempre e, se raccontano qualcosa di interessante, se sai a chi stai scrivendo e quindi come scrivergli, il gioco è più o meno fatto, e una casa editrice di piccole dimensioni è la prima candidata a poter creare una newsletter di successo. In altre parole, come ho detto anche a loro: ma se non la fate voi una newsletter, chi altri?
Come succede spesso e giustamente, la parte dei miei interventi che scalda di più comincia quando arriviamo alla slide “Ok, e adesso cosa ci metto dentro queste newsletter?” e si va insieme alla caccia di calendari e contenuti interessanti per chi le dovrà leggere. E quel che mi piace in queste occasioni è vedere che dare idee sul processo di costruzione di un calendario e di una newsletter inizia subito a dare i suoi frutti: la paura di non sapere cosa scrivere forza lo sguardo su se stessi e crea un avvitamento dal quale diventa difficile uscire ma, non appena lo sguardo si alza sul lettore, allora la nebbia si scioglie piano piano e creare una newsletter comincia a sembrare più un piacere che un obbligo da sbrigare una volta al mese o ogni quindici giorni.
Rubriche tematiche, novità, approfondimenti, assaggi di lettura, promozioni, c’è tutto un mondo per chi pubblica libri e non ha la potenza di fuoco delle grandi case edtrici: le idee e le possibilità, dentro il corpo di una mail, sono le stesse per tutti.
Un esempio – gli esempi sono potenti, ispirano e sono sempre graditi – è la newsletter di Minimum Fax, appuntamento del lunedì che spesso mescola rubriche diverse all’interno della stessa newsletter, che a volte diventa molto lunga ma sempre capace di farsi leggere, magari non per intero ma appunto saltando tra una rubrica e l’altra: tra libri, corsi, “cose che ci piacciono, una rubrica per conoscerci meglio”, si sentono le voci di chi ci lavora e la scrittura calda che rende quella mail scritta proprio per te che la ricevi, e che senza dubbio non la scambierai per una comunicazione ingessata dal suo template o dal fatto che il motore che la spedisce sia un mailer.