Freelancecamp e altre cose

Sono stata al Freelancecamp di Marina Romea e ho anche parlato. L’argomento lo conosco bene, è il cliente fisso e come mantenere una relazione duratura e soddisfacente per tutti senza cadere nella trappola “me lo tengo perché è un’entrata fissa che fa comodo”, che se gratti nasconde la scritta “vorrei mollarlo ma non posso” che a sua volta fa cadere il presupposto dell’essere liberi professionisti.

Comunque: ecco lo speech:

Di tutto questo breve intervento sottolineo tre cose:

  • Citando Enrico Marchetto che lo ha scritto da qualche parte su Facebook o Twitter: ogni tanto bisogna essere anche bravi a dire sì ai clienti. Significa un po’ mettere paletti, un po’ essere flessibili e un lavoro a lungo termine te lo insegna parecchio
  • Trovarsi un referente, project manager o persona con cui parlare: vale per i rapporti a lungo termine, in particolare se si lavora con un’azienda strutturata perché come freelance abbiamo bisogno di non essere travolti da mille esigenze magari anche in conflitto. C’è spazio per tutti, ma passando dal filtro del referente. Lo stesso, potrei dire, vale anche per i progetti con data di scadenza a breve termine, se le persone coinvolte sono molte: se hai chi ti fa da riferimento lavori meglio. Nel mio caso, spesso questa persona è Tatiana Schirinzi.
  • Gustare il bello di potersi permettere qualche breve periodo di lavoro esclusivo con il cliente fisso, ma con l’occhio sempre puntato ad altro: altrimenti siamo dei dipendenti con la partita IVA e non mi sembra un bene in quasi nessun caso.

L’antilingua e il lavoro di noi che scriviamo per lavoro

Sono un po’ afflitta da alcune cose che ho letto – non sono parte del mio lavoro ma interessi personali – e che mostrano ancora una tosta antilingua. La tentazione, che è una reazione, è di aggredire tutti i testi che mi passano sotto mano con sverniciate di penna rossa.

La verità è che invece molti clienti scrivono bene e sono consapevoli di come e cosa vogliono comunicare, e che le relazioni tra me che faccio questo lavoro e il mio cliente non è così diretta né così semplice da poter essere risolta imponendomi su tutti i testi che mi mette sotto il naso: se l’antilingua è un rigurgito incontrollato e inconsapevole, le revisioni diventano un batti e ribatti, e se spesso io sono troppo aggressiva quando scrivo o edito, alla fine spetta a me che sono il consulente riuscire a mediare, trovare la via tra quel che penso sia il mio lavoro e le esigenze e le resistenze del mio cliente.

Anche questo si impara scrivendo per lavoro: scrivendo per i clienti si diventa web writer migliori e si impara ad ascoltare e capirsi davvero.

In ogni caso: Come non scrivere (grazie a Rosalba per avermelo segnalato).